Funzioni, fabbisogno, disponibilità e assorbimento
Il ferro, minerale al centro del gruppo eme dell'emoglobina e della mioglobina, è indispensabile al trasporto dell'ossigeno ai tessuti. Le fonti alimentari di ferro sono il ferro eminico di discreta biodisponibilità (carne e pollame) e il ferro non eminico di minore biodisponibilità (cereali, legumi secchi, frutta, legumi e prodotti lattieri).
Considerato l'aumentato fabbisogno durante la gravidanza o le perdite mestruali, l'apporto di ferro raccomandato è maggiore per la donna (20 mg/ giorno) rispetto all'uomo (10 mg/giorno). I sintomi di carenza di ferro sono l'anemia con stanchezza, pallore e affanno sotto sforzo.
Oltre a questi sintomi ben noti, si può notare anche un comportamento alimentare compulsivo e disturbi neurologici con irritabilità o persino uno stato depressivo, con sintesi della serotonina ridotta. Si raccomanda inoltre di individuare la carenza di ferro (importante anche nella sintesi della dopamina) in caso di sindrome della gambe senza riposo e disturbi dell'attenzione. Il ruolo del ferro nella sintesi del collagene e della cheratina spiega inoltre la fragilità di unghie, pelle e capelli, osservata in caso di carenza di ferro.
Nel correggere una carenza di ferro, occorre prestare particolare attenzione alla biodisponibilità e quindi alla forma di ferro somministrata. Mentre il ferro ferrico (Fe 3+) non è riconosciuto dal sistema enterocitario di trasporto del ferro, il ferro ferroso (Fe 2+) lo è completamente, e ciò consente un assorbimento ottimale.
Una delle forme di ferro più assorbibile e digeribile è il bisglicinato, un complesso con due molecole dell'amminoacido più semplice, la glicina. La vitamina C, se assunta separatemente durante i pasti, circondata e protetta da altri nutrienti antiossidanti, favorisce la riduzione del ferro ferrico (Fe 3+) a ferro ferroso (Fe 2+) per consentire il trasferimento a livello enterocitario del ferro dal lume del tubo digerente verso la circolazione sanguigna.
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